L’ossigenoterapia

L’aria che respiriamo è formata da una miscela di azoto e ossigeno. L’ossigeno presente garantisce, in condizioni normali, una concentrazione nel sangue sufficiente a soddisfare le esigenze di tutto l’organismo.
Quando questa concentrazione si riduce in seguito ad una malattia, si crea una condizione che viene denominata ipossiemia. La condizione di ipossiemia può essere momentanea oppure perdurare nel tempo. Il deficit di ossigenazione può essere parzialmente corretto tramite un supplemento di ossigeno chiamato ossigeno-terapia. Il malato candidato all’ossigenoterapia a lungo termine è tipicamente una persona giunta ad uno stadio avanzato di una malattia cronica dell’apparato respiratorio. La carenza di ossigeno si manifesta normalmente con una sensazione di “fame d’aria” e facile affaticamento, fino a portare la persona all’inattività completa; inoltre può provocare gravi danni agli organi vitali.

Benefici dell’ossigenoterapia

L’ossigenoterapia si propone di portare i seguenti benefici alla persona:

  • prolungare la vita
  • prevenire lo sforzo del cuore dovuto al basso livello di ossigeno
  • migliorare l’attività del cervello, la capacità di percezione e il ragionamento
  • ridurre il mancafiato (dispnea)
  • aumentare la tolleranza all’esercizio fisico e quindi la possibilità di fare le normali attività
  • ridurre le ospedalizzazioni

La prescrizione di ossigeno garantisce alle persone affette da insufficienza respiratoria un deciso miglioramento della qualità di vita: la possibilità di tornare a fare una vita attiva, di svolgere le attività della vita quotidiana che prima costavano sforzi enormi (anche il solo lavarsi al mattino o fare le pulizie casalinghe), di uscire a fare una passeggiata, ritrovare gli amici, riprendersi la propria autonomia.

Tempi e modi di somministrazione dell’ossigeno

Lo specialista potrà decidere se è necessaria l’ossigenoterapia dopo aver confermato la presenza di ipossiemia, attraverso l’esecuzione dell’emogasanalisi, un esame che consente di misurare su un campione di sangue arterioso, i livelli di ossigeno, di anidride carbonica e l’acidità del sangue (pH). Il prelievo viene normalmente effettuato all’arteria del polso ed eseguito in ambulatorio o in ospedale.

In base ai valori rilevati il medico prescriverà il flusso di ossigeno, cioè il dosaggio, espresso in numero di litri al minuto. Lo specialista può prescrivere flussi diversi in corrispondenza delle varie attività, esercizio fisico, riposo, sonno. Poiché il corpo non può immagazzinare ossigeno, la terapia ha effetto solamente durante la somministrazione; se si tolgono gli occhialini o la maschera il livello di ossigeno del sangue si abbasserà in pochi minuti.

In caso di prescrizione di ossigenoterapia continua la somministrazione dovrà essere il più vicino possibile alle 24 ore e comunque non meno di 18 ore al giorno. Tempi così lunghi comportano l’utilizzo di sistemi di somministrazione che siano pratici, poco ingombranti, di facile gestione e che consentano una buona qualità di vita. Non bisogna mai ridurre o smettere l’ossigenoterapia autonomamente. Occorre sempre rivolgersi al proprio medico prima di modificarla.

Le principali fonti di ossigeno

Bombole a gas compresso o a ossigeno gassoso

Sono grandi recipienti che contengono ossigeno sotto pressione (circa 10.000 litri). Sono pesanti, ingombranti e durano pochi giorni. Le bombolette “portatili” hanno un’autonomia ancora più limitata (poche ore). Unico vantaggio è che sono la fonte di ossigeno meno costosa e si possono impiegare in casi particolari (ad es. quando non è possibile ricorrere ad altre fonti di rifornimento); non sono utilizzate per l’ossigeno terapia a lungo termine.

L’ossigeno in bombola va sempre usato con un dispositivo di riduzione della pressione (riduttore), un flussometro (per regolare la quantità di ossigeno) e un umidificatore.

Concentratore di ossigeno

Il concentratore di ossigeno filtra azoto e altri gas dall’aria atmosferica producendo così elevate concentrazioni di ossigeno; tuttavia, limita la possibilità di muoversi della persona, che deve restare in casa. È poco ingombrante, ma funziona con l’elettricità e si spegne in caso di interruzione di corrente elettrica; è rumoroso e necessita di adeguata assistenza tecnica e di manutenzione (cambio di filtri, ecc.).

Ossigeno liquido

È il sistema più usato in Italia. Normalmente è distribuito mediante due contenitori:

  1. contenitore madre o “riserva”: è di capacità variabile da 20 a 44 litri ed eroga un flusso costante di ossigeno. Questo contenitore è composto dalle seguenti parti:
  • indicatore di livello
  • raccordo di riempimento
  • impronta per il riempimento dell’unità portatile
  • manopola di selezione del flusso
  • raccordo di uscita per ossigeno verso la persona
  • umidificatore (non sempre presente)
  • recipiente di raccolta dell’acqua
  • corpo contenitore dell’ossigeno
  • base con rotelle
  • indicatore di carica batteria/stato di funzionamento
  1. contenitore portatile: contenitore di capacità variabile (da 0,5 a 1,2 lt) facilmente trasportabile a spalla o su un apposito carrellino e che permette alla persona di muoversi liberamente; tale contenitore può essere ricaricato direttamente dalla persona in modo semplice e sicuro attraverso un apposito sistema che lo collega alla bombola “madre”. Il peso di questi contenitori portatili è nell’ordine di 2-3 Kg. Questo contenitore è composto dalle seguenti parti:
  • indicatore di livello
  • attacco per l’utilizzo
  • manopola di selezione del flusso
  • alloggiamento batteria e batteria
  • valvola di sfiato
  • raccoglitore di condensa

Il tipo di erogatore viene scelto dal medico sulla base delle esigenze della singola persona. Tutti i sistemi sono dotati di flussometro cioè di un erogatore dosato che permette di selezionare la quantità di litri di ossigeno prescritta dal medico.

Fig. 1 esempio di contenitore portatile per l’ossigeno (stroller)

Metodi di assunzione dell’ossigeno

Occhialini nasali

È il metodo più usato. Gli occhialini [fig. 2] hanno il vantaggio di lasciare libera la bocca del persona, che può così conversare, alimentarsi ed espettorare. In commercio esistono anche sondini nasali che possono mimetizzarsi in una vera montatura di occhiali, migliorando in questo modo l’estetica del persona.
Gli svantaggi sono rappresentati dal mal posizionamento durante la notte in seguito agli inevitabili movimenti del capo durante il sonno, per cui i sondini escono dal naso.

Esistono in commercio sondini nasali provvisti di un prolungamento che si allaccia dietro il capo con cui è possibile fissarli dentro le narici anche durante la notte. Oppure si può provvedere ad allacciare con un nastro o un elastico le due estremità del sondino nasale che si collocano dietro le orecchie. È importante controllare che il naso sia libero affinché la persona possa inalare l’ossigeno necessario.

Maschera (Venti-Mask)

La mascher è usata quando si vuole essere certi di somministrare concentrazioni di ossigeno generalmente ad alte dosi. È indicata anche qualora la persona respiri prevalentemente attraverso la bocca o se le vie nasali sono ostruite.

Sondino tracheale

In casi molto particolari il medico può inserire mediante un piccolo intervento un tubicino direttamente in trachea.

Per quanto tempo si può somministrare l’ossigeno

La persona può restare in ossigeno-terapia per poche settimane, per mesi o per il resto della vita.
Come ogni altra prescrizione medica, l’ossigeno deve essere usato attentamente seguendo i dosaggi, le istruzioni e le precauzioni di sicurezza.

Rischi e complicanze della somministrazione di ossigeno

I sistemi di somministrazione dell’ossigeno presentano alcuni rischi.
I rischi di tipo medico sono legati soprattutto alla somministrazione scorretta (maggiore o minore quantità di ossigeno erogata rispetto alle reali necessità) e vanno dalla semplice infiammazione fino a danni gravi al tessuto polmonare. In alcuni casi l’eccesso o la cattiva prescrizione di ossigeno può portare ad un peggioramento della ventilazione negli alveoli e cioè all’aumento del gas “cattivo” (anidride carbonica) che non riesce ad essere eliminato dai polmoni.
Per quanto riguarda i rischi di tipo non medico sono rappresentati, per l’ossigeno gassoso, dalla limitata autonomia e dal rischio di esplosione della bombola, per il sistema liquido dal rischio di combustione (mai avvicinarsi a fiamme libere e fornelli con l’ossigeno, mai fumare in vicinanza di una fonte di ossigeno!).

Manutenzione e norme di sicurezza

Verificare giornalmente sull’indicatore di livello che la riserva contenga una quantità sufficiente di ossigeno. In caso contrario contattare il fornitore.
Controllare che ci sia sempre acqua (meglio se acqua distillata) nell’umidificatore (dove presente), rabboccandolo quando il liquido si è consumato e controllare che il bicchiere sia perfettamente avvitato.

Controllare che il flussimetro (che indica quanti litri di ossigeno al minuto primo sono erogati) segni il numero esatto di litri prescritti dal medico.
Tenere sempre pulite le parti in plastica (tubi di collegamento, occhiali, maschera, umidificatore) e sostituirle regolarmente.
La Ditta fornitrice dovrà attuare i controlli ad ogni rifornimento o periodicamente, in caso di uso del concentratore (filtri, raccordi, sistemi di umidificazione).
Rispettare scrupolosamente le norme di sicurezza di prevenzione degli incendi. L’ossigeno liquido facilita la combustione e devono essere sempre previste le normali perdite per evaporazione:

  • non posizionare le bombole vicino a caldaie, non cucinare con fiamme libere durante la terapia.
  • non fumare mai durante l’ossigenoterapia: possono prendere fuoco naso, capelli, vestiti, ecc.

Imparare ad usare e maneggiare con cura le apparecchiature può sembrare complicato. È bene chiedere dimostrazione pratica dalla società fornitrice o dal personale sanitario che assiste. Se non si è sicuri è importante chiedere chiarimenti fino a quando non si sia pratici nell’utilizzo. Per maggiore sicurezza è bene che un familiare o una persona di fiducia impari ad utilizzare al meglio le apparecchiature.

Mantenere pulito l’equipaggiamento aiuta a evitare infezioni. Lavare bene le mani prima di pulire o utilizzare l’equipaggiamento. Pulire tutti i giorni gli occhialini nasali e pulirsi spesso il naso durante la somministrazione dell’ossigeno-terapia.

La manutenzione fornita dalla ditta prevede, tra l’altro, il rilevamento dei seguenti parametri:

  • controllo della data di scadenza del dispositivo
  • controllo della pressione di esercizio del dispositivo medico
  • verifica della regolarità di erogazione dell’ossigeno
  • controllo della concentrazione dell’ossigeno
  • verifica della perfetta tenuta dei circuiti di erogazione

Per qualsiasi dubbio sull’utilizzo dell’apparecchiatura fare riferimento alla ditta fornitrice di ossigeno.

Prescrizioni ed esenzioni

Il medico deve ripetere la prescrizione almeno una volta l’anno, o quando i sintomi cambiano, in modo da verificare che la prescrizione terapeutica sia adeguata alle necessità. L’ossigeno terapia può essere costosa, specialmente se portata avanti nel tempo. È bene informarsi dal medico rispetto al diritto all’esenzione.

Viaggi

È possibile viaggiare con l’ossigeno. Con qualche aiuto extra ed una buona programmazione, si possono effettuare viaggi con automobili, aerei, navi o treni portando le bombole d’ossigeno. È necessario contattare il fornitore domiciliare con adeguato anticipo rispetto al viaggio per permettergli di provvedere alle necessità di ossigeno per il tragitto e la permanenza. In caso di viaggio in auto è possibile trasportare lo stroller ponendolo sotto il sedile, o, in caso di viaggi più lunghi, si può collocare il recipiente madre dietro i sedili anteriori. Nei viaggi aerei è consentito di portare in aereo solo lo stroller vuoto. Per conoscere le modalità e le procedure per ottenere l’ossigeno a bordo, occorre rivolgersi al proprio medico e, nei termini previsti, alla compagnia aerea con la quale si intende viaggiare.

Raccomandazioni

L’ossigenoterapia è un trattamento medico, è pertanto necessario seguire attentamente le prescrizioni del medico: assumere l’ossigeno esattamente al flusso prescritto e per il numero di ore giornaliere prescritte e senza interruzioni. Se non si rispetta questa modalità l’ossigenoterapia può risultare inefficace o addirittura controindicata.
Non variare autonomamente il flusso di ossigeno.

È necessario chiedere il controllo medico nelle seguenti situazioni:

  • comparsa di febbre
  • aumento della tosse o del catarro (specie se diventa giallo o verde)
  • aumento dell’affanno
  • aumento del peso corporeo o di comparsa di gonfiore ai piedi
  • comparsa di aritmia cardiaca
  • comparsa di mal di testa, irritabilità, cambiamento dell’umore (depressione e ansia)
  • aumentata sonnolenza

Non far fumare nessuno vicino all’ossigeno e tenere l’ossigeno lontano da fonti di calore o fiamme.
Può essere utile avere un’agenda per registrare le date dei controlli e le date di consegna dell’ossigeno, in modo da effettuare le richieste in tempo utile.

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